Varsavia 1984, al Fira trionfo dell’Italia. Quando le nazionali giovanili azzurre avevano colmato il gap con le grandi d’Europa (Da "Rugby People")

«Ricordiamoci dove era il rugby italiano qualche anno fa» è una frase che si sente ripetere spesso e che sempre colpisce. Perché certo «qualche anno fa» il nostro sport non conosceva il pubblico dell’Olimpico e l’interesse mediatico suscitato dal Sei Nazioni. E riempire San Siro di 80mila spettatori, fosse pure con la complicità degli All Blacks, non si poteva neppure immaginare come ipotesi teorica. Ma la crescita nell’immagine e nel budget federale non basta, in ogni caso, a controbilanciare lo scacco che il rugby italiano ha subito nella sfida alla competitività internazionale, oggi scivolata davvero a minimi storici. Il «ricordiamoci dove era il rugby italiano» diventa così solamente alibi, foglia di fico, tanto più a fronte delle cospicue risorse di cui la Fir ha disposto dall’ingresso nel Sei Nazioni. Il progetto – se c’è stato un progetto – di portare le squadre azzurre vicino al livello dei paesi più evoluti ha dato i risultati che sono davanti agli occhi di tutti.

Al netto del boom mediatico, dal nostro passato si possono ripescare delusioni e slanci, luci ed ombre. Le umiliazioni delle due sconfitte azzurre con il Marocco (rispettivamente 1971 e 1977 ) ma anche – per toccare un tasto dolente della situazione attuale – il periodo d’oro delle Nazionali giovanili negli anni Ottanta. Una serie di sorprendenti risultati specchio della vivacità dei campionati anche nelle categorie juniores e culminato giusto trent’anni fa con il successo dell’Italia under 19 nelFira di Varsavia.

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